Addio mons. Luigi Bettazzi, vescovo coraggioso:
sempre dalla parte dei più deboli, la pace e il dialogo erano la sua forza, ultimo testimone del Concilio

Mi unisco, sia come aclista che a nome dell’Anpi, al collettivo cordoglio per la perdita di un grande uomo, un riferimento per molte generazioni di credenti e no, che sapeva parlare a tutti, sempre dalla parte dei più deboli, coerente con l’insegnamento del Concilio Vaticano II° e schierato sino alla fine per la Pace, contro la proliferazione delle armi e l’invio di queste all’Ucraina.
L’ultima volta che ho incontrato mons. Luigi è stato l’8 giugno scorso presso la sua residenza ad Albiano, ma quel giorno, malgrado mi avesse dato appuntamento per una intervista, a seguito della sua indisponibilità a venire a Chivasso, lo trovai stanco e non se la sentiva di parlare, mi chiese di inviargli via mail le domande, tre per la precisione, che mi avrebbe risposto. Quel giorno ad Albiano con me c’erano i giornalisti, Michele Ruggiero e Luca Rolandi e il tecnico per la video registrazione Roberto Veglio.  Il giorno dopo come promesso gli inviai le domande e lui mi rispose dopo un pò di giorni, ma lo fece.      
Nel giorno del suo onomastico, mercoledì 21 giugno che è anche l'anniversario dell'uccisione dell'arcivescovo Oscar Romero e a un anno e un mese dall'invasione dell'Ucraina, nel teatro dell'oratorio "Beato Angelo Carletti" di Chivasso, numerose persone hanno voluto tributare un lungo e caloroso applauso di augurio al nostro monsignore alla soglia dei 100 anni.   Una serata che ha ripercorso la sua lunga vita attraverso le pagine del libro " Ricordi vita e pensiero in Luigi Bettazzi, firmato da Luca Rolandi e Michele Ruggiero.
Ho trovato interessante la sua risposta alla terza domanda sul tema della Pace:
<< È necessario vivere la pace nella propria vita personale e nell'impegno quotidiano, nell'attenzione alle modalità per costruirla anche in tempi e fra mentalità violente: la violenza non si vince con una violenza più forte, ma con la nonviolenza, con il dialogo tra le parti e ricorrendo all'interposizione tra i belligeranti che obblighino alla tregua ed alla ricerca della pace.>>

Ha vissuto una vita intensa, forse non sempre in linea con le gerarchie ecclesiastiche, ma sempre con posizioni chiare e nette sui temi del lavoro, dell’occupazione, non si è mai risparmiato, sempre disponibile al confronto, sia su temi di carattere politico sociale che sulla pace, un tema di cui è stato un punto di riferimento per molti di noi, ma anche delle generazioni successive.
Sono felice di averlo incontrato tre volte in un anno, di averlo ascoltato al di fuori dei luoghi pubblici e mentre lo accompagnavo in auto, era piacevole sentire il suo raccontare intervallato da anche qualche barzelletta.
Ero un giovane diciottenne e mi ricordo quando fece il suo primo ingresso nella nostra città appena dopo la nomina a vescovo d’Ivrea, una bella presenza la sua, autorevole e  carica di simpatia ed uno dei primi gesti che mi colpì molto fu quando lo vidi ritrarre la mano per il bacio dell’anello, compresi più tardi che ciò andava nella direzione di superare con quel gesto l’atto di sottomissione nei confronti dell’autorità ecclesiastica e mettere in pratica ciò che il Concilio Vaticano II° sanciva: doveva essere la Chiesa a porsi al servizio degli altri.

INVASIONE dell'UCRAINA un anno dopo - lavoriamo per la pace.

ANPI - Ho fatto un passo a lato per una staffetta di continuità

Dopo oltre tredici anni (19/12/2009) lascio l’incarico di presidente della sezione Anpi “Boris Bradac” e passo il testimone a Maria Teresa Blatto già mia vicepresidente.
Con questa decisione non abbandono la nave ma faccio un passo a lato per dare una mano alla neoeletta a continuare sulla linea condivisa con l’intero comitato sulla scia del documento finale del congresso nazionale di un anno fa.
Sono stati anni molto impegnativi, passando attraverso amministrazioni di centro destra e centro sinistra, alla guida di un movimento passato da 64 iscritti a 154 e numerose sfide e iniziative nel nome dell'antifascismo e della memoria. Il referendum costituzionale del 2016 divise l’opinione pubblica e la politica, ma non la nostra sezione e i numeri dei tesserati sono rimasti gli stessi, grazie anche ad un direttivo coeso e ai molti iscritti motivati.
Non faccio ringraziamenti personali, ma desidero ringraziare tutte e tutti, di cuore, per il sostegno materiale e morale ricevuto. Tutte le iniziative intraprese ne sono la testimonianza: talmente tante e direi anche di qualità.  
Tengo a ricordare, la collaborazione con Libera, con le Acli, con il Centro Paolo Otelli, con la Croce Rossa chivassese, con lo Spi Cgil, con gli amministratori locali, con l’Unitre (vedi le pubblicazioni sulla Carta di Chivasso e sulla Liberazione dei Chivasso e del Chivassese) e con le associazioni combattentistiche durante le ricorrenze civili istituzionali e con quanti hanno dato la loro disponibilità a relazionarsi e condividere le nostre iniziative.
Abbiamo promosso molti incontri nelle scuole che hanno dato riscontri decisamente positivi.
Abbiamo parlato di Europa, promosso conferenze di storia e federalismo, abbiamo permesso la visita ai luoghi della memoria, al Parlamento Europeo a Bruxelles, e proprio grazie a questa costante e avvalorante attività abbiamo stretto numerosi nuovi rapporti e nuove amicizie, frutto della passione per i nostri temi: antifascismo, politica, società.
In questo percorso abbiamo incontrato la pandemia e ne siamo venuti fuori, quasi, ma sono addolorato, come tanti per le bombe e per le vittime che l’invasione dell’Ucraina continua a produrre. Siamo davanti alle miserie della guerra, a una sconcertante campagna d’informazione mista di fake news e con una conseguente militarizzazione del dibattito pubblico.
Ringrazio l’Anpi nazionale e quei comitati provinciali che in tutti questi mesi si sono prodigati con iniziative per la pace, l’Anpi è un’associazione plurale in cui, per nostra fortuna, ci possono essere anche opinioni diverse ma quando è ora sanno essere uniti. Si chiama democrazia e ne sono orgoglioso.
Tornando al nostro quotidiano chivassese, bisogna dire che c’è ancora tanto da fare e sebbene la nostra generazione stia per diventare del tutto orfana dei protagonisti della Resistenza, spetta a tutte e tutti farci carico di questa eredità.
Nell’ultima assemblea abbiamo lavorato per coinvolgere sempre più gli iscritti a entrare nel nostro comitato per dare nuova linfa e un futuro alla nostra associazione.
Penso, e spero, che il mio operato sia stato caratterizzato soprattutto dal dialogo e dalla sintesi, tanto interna quanto con ogni realtà antifascista. Reputo si debba proseguire lungo questa strada, comunicando a gran voce la trasversalità dei partigiani e dei valori della Resistenza: quindi dell’ANPI stessa. Auguro alla neoeletta presidente buon lavoro.
Vinicio Milani

Chivasso, 14/02/2023

 
 

La caratteristica delle Acli è quella di associazione di frontiera, l’autonomia da sempre rivendicata, la volontà di unire sempre “il dire al fare”, di legare l’elaborazione culturale all’erogazione dei servizi, la solidarietà sociale, il radicamento capillare nel territorio, sono caratteri delle Acli di ieri come oggi, già presenti dalla sua nascita e ripresi con la fondazione del nostro circolo di Chivasso.

Le Acli, dunque, erano espressione di quella Italia che cresceva dopo la fine del ventennio fascista e dopo la tragedia della guerra. Un cammino quello delle Acli chivassesi iniziato nel 1961 sotto la guida di un personaggio come Carlo Lavesero e subito dopo insieme a lui Carlo Cazzari e quanti hanno creduto in quel percorso , compreso noi giovanotti entrati poco più in là . A fondamento del nostro agire ci sono le tre grandi fedeltà acliste: alla Chiesa, alla democrazia e al mondo del lavoro, con una particolare attenzione verso chi ha bisogno.

Una "storia" fatta di tante iniziative imperniate sul legame tra noi e il territorio con molti entusiasmi e poche delusioni, senza rimpianti e soprattutto, di passione in una società che pare abbia perso vitalità.

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CHIVASSO. La sezione Boris Bradac dell’Anpi riparte da Vinicio Milani
Rinnovato il direttivo della sezione. Maria Teresa Blatto vice presidente,
Luigi Costanzo segretario

La sezione “Boris Bradac” dell’Anpi di Chivasso riparte da Vinicio Milani, presidente dei partigiani chivassesi da dieci anni a questa parte. Milani è stato riconfermato alla guida del sodalizio, che conta circa 150 tesserati nel chivassese, dopo il congresso di metà ottobre, che ha votato il rinnovo del Comitato direttivo, e i quattro delegati per il Congresso provinciale. Il nuovo comitato è così composto: Maria Teresa Blatto, Annalisa De Col, Monica Ferrero, Lucia Gugliotta, Vinicio Milani, Luigi Costanzo, Fabrizio Debernardi, Paolo Vettori, Michele Racco, Emiliano Dutto e Pierangelo Ferrero.


In barca con l'amico Fabrizio lungo il suggestivo canale di Cimena prima dell'entrata in Po,
immersi nel silenzio della natura con la presenza di molti uccelli e anitre in una
splendida giornata a conclusione della festa al Bricel di Chivasso domenica 26 agosto 2021.

Codardia e ignoranza

Chivasso, 21/3/2021 - La “panchina rossa per Michela”, vandalizzata da anonimi nei mesi scorsi, è nuovamente tornata a nuovo. Questa vicenda è stata presa a cuore dell’Anpi cittadina che ha dato una risposta forte e chiara, sia nei confronti dei colpevoli, sia nei confronti della comunità chivassese: “no” alla violenza sulle donne ma anche un “no” alla violenza in generale.

Avevo già notato nei giorni precedenti la panchina rossa “Per Michela” lungo la Lea del canale Cavour a Chivasso, imbrattata, non ho denunciato il fatto perché volevo che la vedessero in tanti ed ognuno si indignasse di fronte a questo fatto deplorevole che indica quanto lavoro resta da fare sul tema della violenza contro le donne, una piaga da cui nessuna città purtroppo è immune. Fino a quando ci saranno persone come queste, le donne non saranno mai al sicuro, e costruire una società meglio di questa, richiederà ancora tanto sforzo e tempo. Con questo gesto i codardi che hanno agito nella penombra non pensino di aver offeso solo le donne, non hanno capito che imbrattare una panchina rossa riguarda tutti, uomini e donne, è un gesto, vile ed estremamente ignorante. Comunque non sarà certo l’azione di queste ignobili individui a cancellare il messaggio di quella panchina rossa e la memoria delle donne uccise come Michela (leggi articolo giornale)



Diverse sezioni Anpi tra cui Chivasso e Montanaro insieme ad altre hanno promosso con lo storico Eric Gobetti sul libro “E allora le Foibe?”, il 3 febbraio, con lo storico Davide Conti che ha presentato il libro "L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito degli italiani brava gente", il 7 febbraio e il prossimo 17 febbraio con gli storici Carlo Greppi e Francesco Filippi su: L'Antifascismo e la Resistenza partigiana alla prova del "giorno del ricordo" - Come e perché i neofascisti oggi rialzano la testa.
In rete, qualcuno grida che siamo negazionisti.
L'Anpi non è negazionista, ne tanto meno il sottoscritto e chi lo afferma certamente non sa di cosa sta parlando.
Il primo e vero negazionismo è stato quello delle destre nei confronti della Resistenza, e della Shoah a partire dal Movimento sociale italiano fino alle destre di oggi".
Con le iniziative promosse dall’Anpi non si negano le vicende delle foibe. Questi incontri, attraverso l’aiuto di studiosi, storici e ricercatori, cercano di comprendere storicamente “le foibe”, mettendole in relazione alle dinamiche della seconda guerra mondiale (vale a dire all’occupazione militare della Jugoslavia da parte delle truppe italiane e tedesche) e alla precedente «nazionalizzazione» forzata delle minoranze slave da parte della dittatura fascista. Infatti la stessa legge che istituisce il Giorno del ricordo del 10 febbraio segnala quei fatti come parte di una «più complessa vicenda del confine orientale>>.
Purtroppo nel nostro Paese la memoria è sempre monca, si dovrebbe ricordare tutto, non solo quello che ci fa comodo, di certo – per quel che riguarda il fascismo e il periodo coloniale, anche prefascista – la gente, le istituzioni e la scuola non ricordano le responsabilità italiane in stragi e genocidi: dall’Etiopia alla Libia, dalla Somalia (abbiamo ottimi primati nell’uso dei lager e gas) fino – appunto – ai territori occupati nell’ex Jugoslavia. Su quest’ultimo fronte, quasi nessuno racconta che quella ingiustificabile carneficina operata dai titini era stata preceduta dai massacri compiuti dagli italiani agli ordini di Mussolini.
Quanti hanno mai sentito parlare del campo di concentramento per internati civili di Arbe (oggi Rab, in Croazia), voluto e gestito dal Regio esercito italiano tra il luglio ’42 e l’8 settembre ’43, è stato il peggior luogo di internamento italiano della Seconda guerra mondiale. In circa 15 mesi, si stima che nel campo siano morte per fame, freddo e malattie circa 1500 persone, tra cui 163 bambini. Complessivamente, per il campo sarebbero passate almeno 10 mila persone, inclusi vecchi, bambini e donne.
Purtroppo, il mito “italiani brava gente” ci ha impedito troppo spesso di ragionare su queste cose.

Chivasso: Cittadinanza Onoraria a Liliana Segre
CHI HA VOTATO CONTRO HA PERSO UN'OCCASIONE

Ho condiviso con soddisfazione la scelta del consiglio comunale di Chivasso a dare la cittadinanza a Liliana Segre, un segnale istituzionale e un riconoscimento importante per l’impegno profuso in tutti questi anni a mantenere la memoria della tragedia della Shoah di cui fu vittima e per i diritti dell’uomo incoraggiando tanti giovani a proseguire questa fondamentale opera educativa per non dimenticare le tragedie e gli orrori del passato e coltivare semi di pace e tolleranza.
I tre consiglieri della minoranza che hanno votato contro, così come la sindaca di Caluso che a suo tempo disse no, hanno perso un’occasione per argomentare credibilmente le proprie motivazioni, e non nascondersi dietro banali pretesti. Mi stupisco che l’abbiano fatto quando leggo che a inizio anno anche un comune come Treviso, che tutti ben conosciamo, a guida leghista ha invece votato la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, una donna che porta sul corpo i segni di uno dei periodi peggiori della storia. È sopravvissuta all'Olocausto, che ha fatto tra i 15 e 17 milioni di vittime di questi circa 6 milioni erano ebrei, è scampata alla morte dei campi di concentramento dove è stata mandata anche con la complicità dello Stato italiano. Chi le ha negato una onorificenza ha offeso un simbolo.

A 75 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e dai fatti che portarono alla nascita della Repubblica italiana, si sono assottigliate inesorabilmente le fila dei protagonisti e dei testimoni di quel passato. Considerando che tre quarti di secolo che ci separano dalla Liberazione sono tanti per essere affidati al solo gioco della memoria. Il 5 settembre 2020 è stato presentato a Chivasso il libro "Di qua e di là del Po" che vuole essere un contributo per ricordare un pezzo di storia del Novecento e un tentativo di trasmettere ai giovani il ricordo di coloro che furono protagonisti nella lotta al nazifascismo e nella Resistenza armata e che hanno sacrificato la vita per la libertà e il futuro di tutti gli italiani. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza di guardare la storia senza retorica e lontani da visioni ideologiche, per andare avanti senza adagiarsi sul presente né avendo nostalgie del passato.
introduzione
- copertina retro

USCIRE DAL BUIO IN UNA DIVERSA E PIÙ ALTA SOCIALITÀ
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Tutto è cambiato e tutto è diventato più difficile in questi mesi in cui il coronavirus ha perversato, ponendo di fronte ad un futuro incerto per molte famiglie e per molte categorie di lavoratori che non sanno se riusciranno a riprendere il lavoro o far ripartire l’attività.
Improvvisamente è sceso un assordante silenzio, lungo le nostre strade e nelle piazze, che hanno paralizzato ogni cosa. Una sensazione nuova ed insolita, siamo stati investiti da una tempesta sanitaria: inaspettata e prepotente.
In questi tempi bui di Covid-19 seguita dal Lockdown, non per nostra scelta ma per costrizione, quale mezzo indispensabile ad evitare il contagio – ha messo a dura prova, i rapporti sociali, il tessuto produttivo e le Istituzioni democratiche.
Penso ai medici e a tutti gli operatori sanitari per il lavoro che hanno fatto e stanno facendo, riconoscendo la grande importanza del servizio sanitario nazionale pubblico, essendo un bene prezioso che va salvaguardato e potenziato.
Lo stesso vale per i Sindaci, le amministrazioni e gli apparati comunali per l’impegno che hanno svolto a sostegno di propri concittadini e un ringraziamento è d’obbligo per tutte quelle persone meravigliose, molte delle quali invisibili ai nostri occhi, che nei momenti più tragici non si sono risparmiati nel combattere questo mostro invisibile.
Altresì come non pensare agli ammalati e ai loro familiari e ai parenti delle persone decedute senza il conforto di un funerale.
Ma dobbiamo guardare e andare avanti, l’emergenza è in procinto di lasciare il passo alla ripresa di tutte le attività che si erano fermate e alle ipotesi su quello che succederà nei prossimi mesi.
Abbiamo rinunciato alle celebrazioni che avremmo tanto voluto, del 25 Aprile, del 1° Maggio del 2 Giugno, senza dimenticare l’importante significato originario che queste rivestono.
Parliamo di ricorrenze per ricordare la Resistenza, la Liberazione, le lotte per dare dignità e diritti ai lavoratori e la nostra Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza.
Riferendomi a quest’ultima, ho sognato ad una nuova Liberazione da cui dovrà emergere una società diversa dove il ritorno alla normalità, quella di prima non sarà più la stessa, dovrà fare i conti, oltre che con noi stessi anche con una gestione sociale, economica e politica che dovrà necessariamente cambiare e guardare alle cose con un occhio più attento all’uomo e all’ambiente e non sia la finanza ed il profitto a prevalere su ogni cosa; abbiamo bisogno più che mai di celebrare la nostra libertà e di lanciare una sfida che sappia affrontare seriamente i problemi maggiormente sentiti dalla gente in una diversa e più alta socialità.


CHIVASSO - EMODINAMICA - 24/2/2020
Siamo contenti, non potrebbe essere diversamente, riavere il laboratorio di emodinamica presso l’ospedale di Chivasso, dopo che nel 2013 il governatore della Regione Piemonte Cota, quello della Lega, la fece disinstallare per non essere utilizzata da un’altra parte. Una coperta stretta che lasciava scoperto il chivassese per scaldare promesse elettorali nel VCO.
Già dal 2011 le Acli chivassesi si attivarono coinvolgendo l’opinione pubblica, ma a nulla erano valse le circa 12.000 firme di cittadini del Chivassese raccolte contro questa decisione e consegnate all’allora presidente. Ci fu una audizione presso la Commissione Sanità della Regione, ma il governatore Cota e la sua amministrazione non si erano minimamente degnati di dare una risposta a questi cittadini e poco o nulla ha fatto la politica in tal senso, la nostra attenzione era rivolta, non solo all'emodinamica, ma a tutto il settore sanità.
Alla inaugurazione di questi giorni non ci aspettavamo inviti o riconoscimenti formali, ci aspettavamo invece che oltre ad applicarsi le medaglie, qualcuno, cittadini e organi di informazione, ricordasse a loro i fatti incresciosi del passato stigmatizzando lo sperpero di denaro e disservizi causati alla popolazione.
Vinicio Milani e Beppe Stocco
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SBAGLIATO equiparare IL nazismo AL comunismo

Non posso che associarmi alla presa di posizione della Segreteria Nazionale dell'Anpi nell'esprimere profonda preoccupazione per la recente risoluzione del Parlamento Europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo, per altro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e antirazzista del 25 ottobre 2018. In un'unica riprovazione si accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato dai popoli dell'Unione Sovietica - più di 22 milioni di morti - e persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi, razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione invece che di responsabile e rigorosa unità.
L'ANPI si augura che al più presto giunga dal Parlamento Europeo, al fine della sua stessa autorevolezza e credibilità, il chiaro segnale di un radicale ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la creazione di un'Europa Unita, figlia dell'antifascismo e delle donne e uomini che si opposero ai regimi nazifascisti e frutto del pensiero dei confinati a Ventotene proprio dal regime fascista.
22 settembre 2019

IL VIRUS DELLA PAURA

Quanti atti arroganti e miopi dobbiamo subire ancora da un ex un ministro degli interni, che continua con enfasi e usando in modo sproporzionato i social network, per inoculare dosi di odio, di bugie e di paura. L'ex, continua su questa scia degli sbarchi a Lampedusa, dando i numeri diversi da quelli del Viminale.

Quanta cattiveria, rancore e odio in una perpetua campagna elettorale, anche con l'ausilio di siti web specializzati in notizie false, omofobe e razziste, per riscuotere consenso attaccando i più deboli tra i più deboli e con noncuranza della civiltà, della democrazia e della solidarietà usando in modo blasfemo anche i simboli della cristianità .
E' triste assistere come la comunicazione politica che invece di affrontare i temi dando delle speranze, proponga logiche di paura, promettendo interventi contro i pericoli imminenti trovando così un consenso e legittimità al proprio egoismo di potere.
no more walls
(non più muri)

Mostra a cura della sezione ANPI di Chivasso. Le foto sono di Ruggero Da Ros docente di un Liceo del Friuli, il quale, durante un viaggio in Israele, si è scontrato con la drammatica realtà del muro di separazione con la Palestina.
Un muro diverso dagli altri muri, questo rinchiude milioni di persone in un'immensa prigione a cielo aperto, alto fino a 9 metri e lungo 750 km, non corre lungo la linea di confine, ma penetra profondamente in Cisgiordania frantumandola in isole di terra chiuse tra loro. La mostra composta da 21 pannelli 70x100, è a disposizione per chi ne fa richiesta.
presentazione 1
presentazione 2
pannelli e foto
eventi

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